martedì 6 ottobre 2009

Il lodo del lodo Alfano

Questo brano di Davide Giacalone trovo che sia un argomento di riflessione interessante:
“stiamo parlando di fatti risalenti a venti anni fa! (Lodo Mondadori e processo CIR; ndnick) La giustizia civile ha atteso quella penale, che ha proceduto con la consueta lentezza e la consueta contraddittorietà (gli imputati furono assolti, ma la Cassazione annullò tutto ed impose un secondo giudizio d’appello). Una parte della giustizia penale è ferma, invece, proprio perché bloccata dal lodo Alfano. I tempi sono così lunghi che dall’epoca dei fatti ad oggi Berlusconi ha fatto in tempo a presiedere tre volte il governo e perdere due volte le elezioni. Dal che discende che se avesse subordinato, come molti gli hanno chiesto, la sua vita pubblica alla risoluzione delle controversie giudiziarie avrebbe dovuto rinunciare alla prima, al punto che la storia d’Italia sarebbe stata diversa, e scritta più dai magistrati che dai cittadini elettori. Al tempo stesso, però, come si dimostra in queste ore, il blocco dei procedimenti che direttamente lo riguardano lo difende personalmente, ma non impedisce affatto che le carte tribunalizie sommergano quelle politiche.”


Vale a dire, in riferimento al dibattito sul lodo Alfano e nell'imminenza della sentenza dell'Alta Corte sulla sua costituzionalità, è più corretto un provvedimento che protegga le prime quattro cariche dello stato sospendendo (non amnistiando) eventuali procedimenti a loro carico in modo da consentire il loro normale mandato politico di governo, oppure è più corretto lasciare ad un magistrato il potere di indurre alle dimissioni un primo ministro democraticamente eletto - e con larga maggioranza - per presunti reati, anche ipoteticamente commessi vent’anni prima, dei quali potrebbe poi risultare non colpevole (come successo già nel ‘94)?

Non è pericoloso - o almeno discutibile - consentire un potere simile – far dimettere un premier – al potere giudiziario? Non rispondeva essenzialmente a questa preoccupazione la motivazione di fondo del lodo Alfano (simile a quello adottato in altre avanzate democrazie a protezione politica delle più alte cariche dello stato)? In questo senso, può ritenersi più aderente al principio generale della nostra Costituzione il Lodo Alfano o la sua bocciatura in nome di un astratto quanto ingannevole principio di uguaglianza di ogni cittadino di fronte alla legge (un premier democraticamente eletto è un cittadino come un altro? Sono uguali gli effetti di un procedimento giudiziario nei suoi confronti rispetto ad un cittadino qualsiasi?)?

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