Dal sole24ore:
"Incredibile ma vero: i giudici italiani sono tra i più produttivi d'Europa (bissano spagnoli, francesi, tedeschi, superano di 50 volte gli inglesi e gli ermellini della Cassazione sono secondi soltanto agli svedesi); eppure, i nostri processi sono più lenti che in Gabon o a Sao Tome (1.210 giorni per il recupero di un credito, quattro volte più che in Francia e sei volte il tempo impiegato in Corea). Qual è, allora, il problema della cronica crisi della giustizia? "
«Il problema principale – dice il primo presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone - è solo in parte nella quantità di risorse, scarse e di scarsa qualità » (la spesa della giustizia per abitante è scesa da 134 euro nel 2008 a 122 nel 2010); «il «problema principale», continua Carbone, «è nell'abuso del ricorso al processo, nella mancanza di filtri all'abnorme quantità di contenzioso (10 volte superiore a quello dei partner europei), nel numero eccessivo di avvocati (230.000, ovvero 26,4 per ogni giudice, mentre in Francia il rapporto è 7,1, in Germania 6,9, in Inghilterra 3,2), nella mancanza di alternative (sinora) al ricorso al giudice».
«Serve più professionalità, capacità organizzativa, rigore, autodisciplina e riservatezza da parte dei magistrati», aggiunge il primo presidente (che in precedenza aveva stigmatizzato «la partecipazione di giudici ai talk show televisivi», guadagnadosi un «Bene, giusto!» di Berlusconi); ma, prima ancora, «serve un disegno organico e di ampio respiro» di riforme («non dettate dalla cronaca ») per ridurre la domanda. «Senza questo disegno» è difficile pensare che «per legge» si possa «imporre» un processo «breve ed efficace ».
È stato questo l'unico riferimento – indiretto – al «processo breve» contenuto nelle 211 cartelle della relazione di Carbone, applauditissima dentro e fuori l'Aula magna del palazzaccio, dove ieri si è aperto l'anno giudiziario 2010. Una relazione zeppa di dati (tratti da documenti internazionali o elaborati per lo più dall'ufficio statistiche e del massimario della Cassazione) che fotografano a tutto tondo la «crisi» della giustizia, con il «colossale arretrato» della giustizia civile da smaltire ricorrendo a un «piano straordinario »; con le sue lungaggini, costate finora allo Stato 150 milioni di risarcimenti, senza contare il debito pregresso di 117 milioni (di qui «l'auspicio che la riforma della legge Pinto possa quanto prima diventare legge»); con la sua «ottocentesca geografia giudiziaria» che «contrasta con i principi di buona organizzazione degli uffici pubblici» (Berlusconi e Alfano abbassano lo sguardo) e che impone un «riordino» perché «non sono sostenibili 93 Tribunali (circa il 56% de totale) con meno di 20 magistrati».
Rincara la dose il Procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito, che parla di «denegata giustizia» per i tempi «intollerabilmente lunghi» della giustizia, soprattutto civile, e sollecita un «adeguato potenziamento» dei Tribunali, con uomini e mezzi. In questo quadro, aggiunge, ben vengano (anche se sarebbe meglio «evitarli») provvedimenti che introducono «una rigida temporizzazione dei processi».
Carbone e Esposito spazzano via molti alibi. E tuttavia raccolgono il plauso unanime di magistrati e avvocati, ma anche dell'opposizione e della maggioranza, che legge nelle parole dei vertici della Cassazione un'apertura al «processo breve». Berlusconi non commenta, ma, seduto nell'Aula dove tra 25 giorni si celebrerà il processo a David Mills (da cui dipende anche la sua sorte), si limita ad ascoltare e a scambiare, di tanto in tanto, una battuta con Schifani e qualche sguardo con Alfano."
domenica 31 gennaio 2010
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