sabato 30 gennaio 2010

Mafia vs governo Berlusconi

La bomba del 3 gennaio davanti al portone della Procura generale di Reggio Calabria; l’auto con armi ed esplosivi trovata nel giorno della visita del Capo dello Stato in quella città. E infine la lettera minatoria al pm antimafia Giuseppe Lombardo.
Come interpretare tutto questo?
Il procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, secondo quanto dirà stamani in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario alla presenza del presidente del Senato Renato Schifani, un'idea ce l'ha: «il cambiamento di clima in alcuni uffici giudiziari, con una logica più incisiva nell’affrontare il fenomeno mafioso, non poteva non suscitare le reazioni di questi giorni». (...) «La ‘ndrangheta colpisce questa Procura generale che si propone nella veste inusitata, ad avviso della ‘ndrangheta, di organo di giustizia rigoroso; quel sostituto che osa colpire tra l’altro i santuari più reconditi e lucrosi del malaffare, sequestrando beni per decine di milioni di euro». (...) «L’innovazione imperdonabile apportata da quest’ufficio è costituita dall’aver dichiarato espressamente e di aver dimostrato anche inusualmente che non intende essere il "ventre molle" del sistema giudiziario quale forse si era ritenuto nell’immaginario mafioso: forse un Ufficio dove si riteneva di poter "aggiustare i processi" con patteggiamenti ormai grazie a Dio non più consentiti (Il c.d. “patteggiamento in appello”, o più correttamente “concordato”, è stato abolito con il primo atto compiuto dal Governo Berlusconi nel consiglio dei Ministri di Napoli, maggio 2008; ndnick), o un Ufficio di revisione "tout court" delle pene o peggio delle responsabilità».

Proprio per verificare eventuali comportamenti 'molli' da parte di alcuni sostituti generali sulle confische dei beni o sulla revisione delle posizioni processuali di alcuni imputati, sono arrivati giovedì scorso gli ispettori del minstero di giustizia mandati dal Guardasigilli Angelino Alfano e guidati da Arcibaldo Miller.

Dunque parrebbe veramente forte e fermo l'impegno preso sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata - a partire dal cuore stesso del suo territorio d'origine, ma non solo - da parte del governo attuale. Quello stesso governo che, tuttavia, continua ad essere accusato da una certa parte politica e d'opinione pubblica di essere "mafioso" e guidato da un "mafioso".

Qualcuno, evidentemente, deve avere un'opinione sbagliata. Chissà chi.

Certo è che un personaggio come Roberto Saviano, che ha conquistato universale grande stima e considerazione proprio per la denuncia della criminalità organizzata diffusa nei territori che ben conosce e dove è nato, divenendo un simbolo - non solo culturale - dell'impegno della lotta e della ribellione civile nei suoi confronti, ha fatto scalpore con le sue dichiarazioni fatte, nel dicembre scorso, in una intervista su Panorama: “Roberto Maroni? Sul fronte dell'antimafia è uno dei migliori ministri dell'Interno di sempre". Gettando nello sconcerto tanti che, fino ad allora, lo osannavano senza esitazione, ma che vedevano infranto il sogno di farne uno dei campioni del contrasto alla mafia come aspetto del contrasto politico ad una certa parte politica. E non solo a causa dell'attestazione di stima nei confronti di Roberto Maroni. Sempre nella stessa intervista, infatti, Saviano dice:è un errore far diventare la battaglia antimafia una battaglia di parte. Anche perché le mafie non guardano a destra o a sinistra, ma soltanto al proprio interesse e all’avvicinabilità dei rappresentanti politici, a qualunque livello essi si trovino”. Non solo: "Il centrosinistra ha responsabilità enormi nella collusione con le organizzazioni criminali: le due regioni con più comuni sciolti per mafia sono Campania e Calabria. E chi le ha amministrate negli ultimi 12 anni? Il centrosinistra”. Di più: Ho sempre fatto riferimento alla tradizione che fu della destra antimafia: Paolo Borsellino si riconosceva in questa tradizione".

Sicuramente dichiarazioni difficili da digerire
da parte di certi "antimafiosi" sinceri e indefessi che sembrano tuttavia avere come primo obiettivo, nella loro idea di lotta alla mafia, far cadere l'attuale governo di centrodestra.

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