Silvio Berlusconi è in visita ufficiale in Israele. Una visita di tre giorni importante e significativa, sia dal punto di vista della nutrita delegazione italiana (Stefania Prestigiacomo, Altero Matteoli, Franco Frattini, Andrea Ronchi, Claudio Scajola, Ferruccio Fazio, Maurizio Sacconi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti) , sia soprattutto dall'attenzione e dal calore dimostratogli dagli ospiti israeliani, il primo ministro Benjamin Netanyahu in testa. Berlusconi è stato accolto come un grande amico. “Questa è la visita del nostro grande amico europeo” dice Avi Pazner, già ambasciatore a Roma e consigliere del governo israeliano, un amico importante tanto da essere ricevuto con i massimi onori, compreso quello di tenere un discorso al parlamento israeliano. “L’onore di parlare davanti alla Knesset - dice ancora Avi Pazner - è stato riservato a pochi, negli ultimi anni: Bush, Sarkozy, Angela Merkel”. Berlusconi è dunque considerato un interlocutore significativo e importante, tanto che la sua visita ha trovato ampio spazio e rilevanza sulle pagine dei giornali israeliani, a partire dalla lunga intervista al premier pubblicata domenica da “Haaretz”, giornale di riferimento della sinistra israeliana.
Da parte sua, Berlusconi ha mostrato tutta l'amicizia nei confronti del popolo israeliano. 'Il mio più grande sogno, fin quando sarò ancora protagonista della politica, è quello di poter annoverare Israele come membro dei paesi dell'Unione europea'', ha detto Berlusconi nella cerimonia che ha aperto la sua visita a Gerusalemme, proseguendo rivendicando ''l'orgoglio di essere noi, con la nostra cultura giudaico-cristiana alla base della civiltà europea''. Per questo, ha rimarcato il Cavaliere, ''vorremmo che tutti insieme potessimo guardare al futuro e far sì che sia di prosperità, benessere e soprattutto pace per questo popolo''. Successivamente, Berlusconi ha piantato un ulivo di pace nella Foresta delle Nazioni, ha partecipare alla cerimonia in cui ha ravvivato la fiamma perpetua nel Memoriale della rimembranza, per infine visitare il Museo dell'Olocausto Yad Vashem. "Questo popolo – ha sostenuto Berlusconi - vede ancora oggi messa in discussione la sua esistenza da parte di qualcuno, noi ci dobbiamo opporre tutti insieme come Comunità internazionale affinché questo non possa assolutamente verificarsi".
Una grande stima e amicizia reciproca tra Israele e Silvio Berlusconi, dunque. Ma come interpretarla?
Scrive a questo proposito Peppino Caldarola (che nel 2006 è stato membro della commissione Affari Esteri e Comunitari dei Ds) sul Riformista: "In poco tempo Israele, abituata alle doppiezze dei governi Dc (che ne proclamavano la difesa ma aprivano canali con un indifferenziato mondo arabo), e le incertezze di una sinistra che non ha mai voluto rompere neppure con i movimenti più estremisti dell’area palestinese, si è trovata di fronte un interlocutore serio che ne ha preso le difese in tutti i consessi internazionali anche nei momenti di maggiore difficoltà. Ecco perché l’arrivo di Berlusconi a Gerusalemme è stato salutato con calore dal governo, dalle forze politiche oltre che dall’opinione pubblica e dai giornali di tutte le tendenze. La visita italiana si colloca anche in una stagione per tanti aspetti di vigilia in Medio Oriente. Se appare assai offuscata la leadership americana per le continue incertezze dell’Amministrazione Obama, non sono pochi i commentatori israeliani che si aspettano novità da Ramallah, dove governa Abu Mazen, e da quei governi arabi che sentono infastiditi il peso della pressione iraniana, cioè di un mondo mussulmano non arabo, sull’intero mondo arabo. L’amico italiano può svolgere in questo contesto un nuovo grande ruolo e Berlusconi non si è fatto sfuggire l’occasione."
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