domenica 7 marzo 2010

Non sparate su Napolitano

Dell'ingarbugliamento del pasticcio delle liste elettorali regionali, a seconda dei punti di vista, si possono individuare diversi responsabili (anche se la prima responsabilità, almeno nel Lazio, è sicuramente degli uomini del Pdl). Sicuramente Giorgio Napolitano è stato coinvolto in maniera diretta nel cercare di trovare una soluzione, giusta o sbagliata che fosse, ma della quale non è possibile attribuirgli la responsabilità di merito. Tuttavia è stato oggetto, per questo suo coinvolgimento necessario e forse opportuno, a pesanti attacchi e accuse. Che sicuramente sono fuori luogo e immeritati. Come scrive correttamente Federico Geremicca sulla Stampa: "Giorgio Napolitano è politico (e uomo delle istituzioni) di troppo lungo corso per aver sperato un solo momento che potesse finire diversamente. L’altra notte, per chiedergli di non firmare il decreto, si sono sdraiati in piazza del Quirinale un centinaio di uomini e donne del «popolo viola»: ieri mattina, se non lo avesse firmato, avrebbe trovato migliaia di bandiere tricolori e di militanti del Pdl sotto le finestre a scandire slogan contro il «Presidente comunista». E’ che in troppi, ormai, applicano al Presidente-arbitro il metro di giudizio che viene utilizzato negli stadi per gli arbitri veri: bravi se ti fischiano il rigore a favore, ladri se te lo fischiano contro. Una vergogna, certo: ma è con questo andazzo che Napolitano deve fare i conti." Scrive ancora Geremicca: "In questo senso, la lunga nota con la quale il Presidente ha voluto spiegare il senso delle sue decisioni a due cittadini che gli avevano scritto, è a suo modo drammatica e segna una svolta. Il Capo dello Stato argomenta, polemizza, accusa e si difende in un inedito crescendo che mescola preoccupazione e rabbia. Napolitano domanda: si poteva andare al voto in Lombardia e a Roma senza le liste del maggior partito? Insiste: si era parlato di una soluzione condivisa, ma nessuno l’ha indicata. Argomenta: erano in gioco due interessi entrambi meritevoli di tutela, il rispetto delle procedure e il diritto dei cittadini di scegliere tra schieramenti diversi. E infine, una conclusione a metà tra un’accusa e una supplica: «Un effettivo senso di responsabilità dovrebbe consigliare a tutti i soggetti politici e istituzionali di non rivolgersi al Capo dello Stato con aspettative e pretese improprie, e a chi governa di rispettarne funzioni e poteri»."

Anche se, sui termini generali della questione, sono sorprendentemente (per me) sostanzialmente d'accordo con Eugenio Scalfari, almeno per quanto scrive in questo editoriale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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