giovedì 8 luglio 2010

La ragionevolezza unica soluzione


Lo scontro tra Berlusconi e Fini - a prescindere dal fatto di considerarlo più politico o più personale - sembra aver raggiunto uno stadio di non ritorno. Secondo analisti come Massimo Franco, non è più in dubbio se si arriverà alla rottura, ma solo il quando e il come. In proposito si avanzano diverse ipotesi più o meno plausibili: espulsione di Fini e dei suoi dal Pdl, l'isolamento e il lento logoramento degli stessi ("Fini non esiste già più"), la formazione di un gruppo autonomo, la costituzione di un "terzo polo", la nascita di un "predellino-2" (la vendetta), il ricorso ad elezioni anticipate, ecc.ecc.

"In realtà - analizza Alessandro Campi sul Riformista - valutati tutti gli scenari sin qui ventilati o dati per certi, l’ipotesi politicamente più ragionevole per risolvere i contrasti interni al Pdl è quella oggi meno accreditata, sulla quale nessuno sembra voler scommettere: vale a dire un accordo, fuori i secondi, falchi o colombe che siano, tra Berlusconi e Fini in prima persona. Con il primo che accetta l’idea che fare il capo significa anche dare ascolto agli altri, prendere sul serio le critiche e cambiare idea quando necessario, come ha appena saggiamente dimostrato con il caso Bancher. E con il secondo che mette la sua capacità di elaborazione progettuale non al servizio di una minoranza creativa, che si compiace di essere tale, ma dell’intero Pdl, il cui futuro per molti versi coincide con il suo. Berlusconi dovrebbe prendere più sul serio il suo partito e non temerne il carattere plurale e dialettico. Fini dovrebbe impegnarsi di più - magari proponendosi di guidarlo - per farne lo strumento attraverso il quale, da un lato, istituzionalizzare l’eredità politica del berlusconismo, e dall’altro consolidare l’ancora fragile bipolarismo italiano. L’uno ha bisogno di chiudere con dignità e decoro la sua avventura politica, come si conviene a chi per quindici anni è stato il protagonista assoluto della scena pubblica italiana. L’altro ha bisogno di vedere riconosciute la sua legittima ambizione alla successione, che non sarà meccanica, che comporterà una seria battaglia con chi nel Pdl nutre aspirazioni analoghe, ma che non può essere nemmeno inibita alla radice o considerata un attentato al carisma del Cavaliere, dal momento che ci può essere lealtà anche nella competizione."

Si dirà che questo è il parere di un finiano, ma come dimostra l'esito dell'imbarazzante caso Brancher, la ragionevolezza può finire di prevalere quando si riesca a valutare le questioni con intelligenza e pragmatismo. Del resto, come insinua ancora lo stesso Campi, "siamo sicuri che eliminati gli scocciatori finiani il governo possa tranquillamente riprendere la sua marcia trionfale? I finiani sono la causa dell’impasse in cui il governo è caduto da mesi o una scusa e un alibi?"

Nessun commento: